La credenza popolare più difficile da scardinare è che tutto ciò che proviene dalla CHIMICA è MALE, mentre ciò che proviene dalla NATURA è BENE. Non so, a questo proposito, cosa ne penserebbero i miioni di persone salvate nel mondo da antibiotici e farmaci salva vita (a parte ogni abuso degli stessi), oppure coloro che si affidano ai “rimedi naturali” pensando, erroneamente, che in quelli non ci sia Chimica e magari ne rimangono intossicati!
A tal proposito vi propongo la provocatoria copertina della rivista Chemistry in Britain (dal 2004 Chemistry World), l’organo della Royal Society of Chemistry che negli anni ’90 dedicò espressamente un fascicolo alla Chemophobia.
Per il momento vi offro solo 2 esempi eclatanti presi dal web, ma aspetto suggerimenti...
Esempio 1) Un servizio mandato in onda da un telegiornale a diffusione nazionale basato sull’equivalenza ACIDO=SODA CAUSTICA (NaOH)
Esempio 2) Le “Scie Chimiche”.
Vi esorto a leggere quanto scritto sul blog http://sciechimicheinfo.blogspot.it/ (e che condivido pienamente):
Perché è un investimento necessario per evitare che questa scemenza si diffonda maggiormente.
Il problema non è tanto lo sciachimismo in sé, quanto l'antiscienza sempre più diffusa (cancro curato col bicarbonato, giocattoli da merendina presentati come UFO, 2012, Nibiru, eccetera) di cui credenze come le “scie chimiche” sono un sintomo. Come se la scienza fosse un male da cui fuggire: come se fosse meglio tornare ai tempi delle erbe, delle streghe e della Santa Inquisizione.
È questo che mi preoccupa: questa voglia strisciante di oscurantismo, di paranoia e di catastrofi. Non voglio che la mia vita, e quella dei miei figli e dei miei parenti e amici, sia decisa da chi crede a oroscopi o cartomanti o scie chimiche o a qualsiasi cosa detta dal primo imbecille che apre un blog su Internet e pensa di saperne di più di tutti i tecnici di settore.
Perché i primi risultati di questa paranoia sono le leggi idiote che cercano di imbavagliare Internet. Sono Voyager e Mistero in prima serata su una rete nazionale. Di questo passo si cresce una nazione di idioti.
Un’altra bufala: accendere il fuoco con una batteria al limone. Purtroppo, compare da mesi sulle pagine video della Stampa senza commenti negativi da parte della redazione. Ma potete trovarla anche su Youtube o in giro per la rete; spiace che un giornale così diffuso non controlli le proprie fonti attraverso persone realmente competenti in materia
http://www.lastampa.it/2016/03/15/multimedia/scienza/sapete-come-accendere-un-fuoco-con-un-semplice-limone-9ty316mZxRrIHN7RJOiNWJ/pagina.html
L’origine di questa bufala è un sito americano, di “sopravvivenza”, Northsurvival; siti di questo tipo sulla base della diffusa paura di una catastrofe mondiale di qualche genere parlano di continuo di come fare a sopravvivere; d’altronde ci sono casi più semplici come perdersi in un bosco o in un’isola deserta in cui la cosa potrebbe risultare utile. In fondo accendere il fuoco è una delle azioni base della sopravvivenza.
Il video mostra il dispositivo che secondo il filmato sarebbe in grado di generare l’energia necessaria a portare all’incandescenza un pezzetto di spugna-lana metallica (di ferro o acciaio) e dunque innescare la combustione di legno o altro materiale; una guardata ai seguenti (e veritieri filmati) è forse più chiara;
fuoco acceso con una pila da 9 V: https://www.youtube.com/watch?v=snjocUdBs30
fuoco acceso con 2 pile da 1,5 V in serie: https://www.youtube.com/watch?v=htfBaJME4m4
Il video de La Stampa è simile, solo che si usa come sorgente non una pila commerciale da 9V o due da 1.5 in serie, ma un limone modificato (come rappresentato nel video); anche nel filmato del limone la cosa sembra funzionare, ma ragionevolmente si tratta di un videomontaggio.
Un esame del video incriminato è stato pubblicato già tempo fa con una verifica sperimentale e un giudizio negativi; lo trovate qua; aggiungiamo i nostri commenti.
https://offgridweb.com/preparation/starting-fires-with-a-lemon-real-or-hoax/
Il commento più importante da fare è sul come la batteria al limone viene proposta sul sito bufalino; confrontate l’immagine del sito con quella di un lavoro serio, pubblicato su JCE e vi rendete conto immediatamente di una differenza enorme: come sono messe “in serie” le tre batterie al limone nel lavoro di Svartling e le immaginifiche 6 nella bufala.
Se guardate con attenzione nel sito della bufala la connessione è assurda in quanto si tratta di fatto di una sola batteria al limone, costituita dai due elettrodi estremi, mentre quelli intermedi non costituiscono alcun dispositivo elettrochimico, ma sono solo pezzi di metallo connessi fra di loro; la similitudine è geometrica, non fisica; fra ciascuna delle singole coppie e quelle adiacenti non c’è alcuna separazione, condividono la stessa soluzione elettrolitica; ma le batterie non sono fatte così, esigono che ciascuna di esse, quando sono messe in serie abbia un suo proprio ambiente elettrochimico omogeneo alla batteria stessa, (e se vogliamo essere precisi a sua volta dotato di separatore fra i due elettrodi per evitare il mescolamento spontaneo e dunque la reazione in forma chimica non elettrochimica) (tratto dal Blog della Società Chimica Italiana).